Gucci si inserisce nella scia del cambiamento che ha preso piede nell’industria della moda negli ultimi tempi. La pandemia di coronavirus ha, infatti, dato risalto in maniera ancora più evidente ai problemi che il settore ha ignorato per troppo a lungo, tra cui spicca il ritmo frenetico del sistema delle collezioni. “La Moda rappresenta una fetta molto importante della nostra economia, quindi è lecito chiedersi: come cambierà dopo il coronavirus?”, si chiede, ad esempio, la stilista Simona Serra, docente di Fashion Design presso la MKS Milano Fashion School.
Giorgio Armani è stato fra i primi a sottolineare la necessità di tornare all’essenza della moda, come emerge dalla sua lettera aperta per il magazine americano WWD, e ha annunciato subito dopo la decisione di spostare la presentazione delle sue collezioni di settembre da Parigi a Milano, senza prendere parte alla Milano Digital Fashion Week di luglio promossa da Camera Nazionale della Moda Italiana.
È proprio in questo quadro che si inserisce l’annuncio pubblicato su Instagram dello stilista Alessandro Michele, a capo della direzione creativa di Gucci da gennaio 2015: abbandonare l’abitudine del sensazionalizzare la moda e “il rito stanco della stagionalità e degli show” per tornare a concentrarsi su ciò che è più importante, ossia l’espressione della propria creatività. Da qui la scelta di ridurre le sfilate, scegliendo di fare due sole presentazioni all’anno. “Ci incontreremo solo due volte l’anno per condividere i capitoli di una nuova storia. Si tratterà di capitoli irregolari, impertinenti e profondamente liberi. Saranno scritti mescolando le regole e i generi. Si nutriranno di nuovi spazi, codici linguistici e piattaforme comunicative”, ha spiegato lo stilista.
Alessandro Michele ha anche espresso la volontà di lasciarsi alle spalle “l’armamentario di sigle che hanno colonizzato il nostro mondo: cruise, pre-fall, spring-summer, fall-winter”, definendole quindi “parole stantie e denutrite. Sigle di un discorso impersonale, di cui abbiamo smarrito il senso”. Nella sua lettera, lo stilista ha sottolineato che questo nuovo futuro può fondare le sue basi sulla capacità e il desiderio di creare un nuovo linguaggio: “Saranno nomi legati, di volta in volta alla musica classica: sinfonie, rapsodie, madrigali, notturni, ouverture, concerti e minuetti a costellare il mio percorso creativo”.
Nell’ultima parte della serie di post dal titolo “Appunti nel silenzio”, Alessandro Michele esprime il suo apprezzamento per la community di cui fa parte: “Ricalibrare il tempo su passi più umani vuole essere una promessa di rinnovata cura nei confronti di questa meravigliosa comunità di intenti”.